La nostra Sicilia è sicuramente ricchissima di storia e tradizioni culinarie, per questo
periodicamente sceglieremo per voi delle tipiche ricette.
Raccontandovi la loro storia, ripercorreremo insieme le tradizioni ed i sapori antichi
che la nostra terra ci ha tramandato.
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I POMODORI SECCHI
A Settembre inoltrato, quando la stagione dei pomodori era al tramonto, i vicini di quartiere si riunivano, comprando grandi quantità di pomodori ben maturi , per spremerli ed estrarne poi la polpa che veniva "cunzata"e usata in tantissimi modi. Il resto di quei pomodori veniva preservato, lasciandoli essiccare al sole con una spruzzata di sale.
PREPARAZIONE
Si lavano i pomodori rossi e maturi, si pongono a scolare o si asciugano e si tagliano longitudinalmente in due metà senza dividerli (lasciandoli cioè uniti per un breve tratto). Privati dei semi e di parte del tessuto interno, si espongono quindi al sole su graticciate di canne o in cassette di legno o cestini (l’eliminazione dell’interno del pomodoro facilita la disidratazione ed evita indesiderati ammuffimenti per ristagno di acqua). I pomodori così disposti vengono spolverati abbondantemente di sale fino per accelerare la disidratazione e favorire la conservazione. Si controllano tutti i giorni e alla sera si ritirano in un locale asciutto e/o ventilato per preservarli dall’umidità notturna. Quando i bordi si arrotolano verso l’interno vanno aperti per evitare lo sviluppo di muffe e, per lo stesso motivo, i pomodori vanno rivoltati più volte (se necessario si aggiunge dell’altro sale). Con queste attenzioni i pomodori si seccano in tempi brevi (3-4 giorni). Nel momento in cui alla pressione la buccia si presenta dura, un colore rosso vivo e un profumo intensamente piccante e caratteristico, sono pronti (non conviene prolungare ancora l’esposizione al sole perché si rischia di farli imbrunire e di ridurne la resa).
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LA CAPONATA SICILIANA
Piatto esclusivo della tradizione gastronomica Siciliana. Fa parte della così detta cucina povera, che per ragioni economiche, valorizzava le verdure . C'è chi vuole che la parola derivi dal latino "cauponae", le taverne romane, e chi dal biscotto dei marinai spagoli il "con". Più semplicemente, la denominazione caponata deriverebbe dal fatto che in origine, fra gli ingredienti principali, c'era il pesce capone.
Ingredienti
8 melanzane lunghe (quelle nere) non troppo grosse, 400 gr di salsa di pomodoro, 250 gr di olive bianche in salamoia, 1 mazzetto di sedano (quello piccolino piu' tenero), 150 gr di capperi salati, due cipolle un mazzetto di basilico, 40 gr di zucchero, 1/2 bicchiere d'aceto, sale, olio d'oliva extravergine.
PREPARAZIONE
Tagliate le melanzane a dadi senza eliminare la buccia e lasciatele in acqua salata un'ora. Scolatele, asciugatele e friggetele in un tegame con olio abbondante tanto da coprirle. A parte sbollentate il sedano, tagliato a pezzetti in acqua salata. Snocciolate le olive e mettetele per una decina di minuti in acqua calda. Nel frattempo avrete cucinato la salsa con 400 grammi di pomodori maturi, due cipolle piccole e basilico. Fate rosolare in un tegame con poco olio le olive snocciolate, i capperi (dissalati in acqua) ed il sedano. Poi aggiungete la salsa di pomodoro e condite con l'aceto e lo zucchero. Aggiustate l'agrodolce (un po' di zucchero o di aceto se occorre) Versate nel tegame anche le melanzane e lasciatele insaporire per qualche minuto nel sugo a fuoco bassissimo. Servite la caponata fredda.
Questa e' la ricetta classica, io metto un po' meno salsa, ma e' una questione di gusti.
Per un gusto un po' piu' robusto al posto della salsa si puo' adoperare dell'estratto di pomodoro (quello solido sciolto in acqua calda) o meta' e meta'.
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la “Vucciria” di R. GUTTUSO
Il suo quadro “palermitano” più famoso, nel quale il senso
del colore sembra sprigionare il vocio e la cantilena
quasi araba dei vanniaturi del celebre mercato palermitano
che dà il nome al quartiere ed emanare i profumi
dei prodotti tipici, frutta e verdura, esposti sulle bancarelle,
ingredienti saporosi per la cucina siciliana.
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